Cos’è il Metaverso?
Una rivoluzione, come da molti acclamata? Oppure, come sostengono i detrattori, si tratta solo di un tentativo di rivitalizzare vecchi esperimenti (chi di voi ricorda Second Life?) attraverso tecnologie più moderne ed immersive, nel tentativo di salvare piattaforme ormai in declino?
È una domanda complessa, alla quale potremo rispondere con certezza, forse, solo tra un po’ di tempo.
Investitori ed aziende, però, scommettono già su questo “universo parallelo”, proiettano su di esso grandi aspettative e stanno muovendo importanti volumi di investimento in questa direzione. Certo, in quantità ancora minore rispetto a quanto previsto da molti analisti: e questo ha pesato molto sui bilanci di Meta e di altri colossi tech negli scorsi mesi.
Per saperne di più sul tema ho pensato subito di chiedere a chi dovrebbe sapere tutto. O quasi.
Ero incuriosito, infatti, dal rivolgermi alla più celebrata entità di intelligenza artificiale con un simile quesito. Ho provato un brivido, chissà, forse simile a quella sensazione che dovevano provare gli antichi nel chiedere agli oracoli una proiezione del loro futuro.
Ecco, dunque, cosa mi sono visto rispondere da Chat GPT-3, questo virtuale Tiresia:
“Il metaverso è un termine che descrive un'esperienza di realtà virtuale condivisa e immersiva, in cui gli utenti possono interagire tra loro e con un ambiente virtuale simulato in tempo reale. Il concetto di metaverso è stato introdotto per la prima volta nel romanzo di fantascienza "Snow Crash" di Neal Stephenson nel 1992 e successivamente sviluppato da diverse aziende tecnologiche.
Il metaverso è considerato il futuro dell'esperienza online e potrebbe rivoluzionare il modo in cui le persone interagiscono e creano contenuti digitali. Alcune delle caratteristiche comuni del metaverso includono la possibilità di creare avatar personalizzati, di interagire con altri utenti in tempo reale, di esplorare mondi virtuali, di partecipare a eventi e di creare e condividere contenuti.
Il metaverso può avere molte applicazioni, come giochi online, social network virtuali, ambienti di apprendimento e formazione, ambienti di lavoro collaborativi e molto altro ancora. Tuttavia, al momento il metaverso è ancora in fase di sviluppo e non esiste ancora una definizione univoca di ciò che esso sia o dovrebbe essere.”
Nulla di così inaspettato, se non forse, per l’ultima lapidaria affermazione: “non sappiamo ancora esattamente cosa esso sia o dovrebbe essere”.
Analizziamo, dunque il fenomeno.
Raccontato come nella narrazione di Chat GPT, il metaverso rappresenta per le aziende un potenziale enorme. Ci troveremmo di fronte ad un canale di comunicazione e di marketing completamente nuovo, un’agorà globale attraverso la quale (ed all’interno della quale) raggiungere i consumatori in tempo reale senza barriere spaziali.
Creare esperienze immersive e coinvolgenti per i clienti, offrendo loro la possibilità di sperimentare prodotti e servizi in contesti virtuali molto simili a realtà parallele plausibili diverrebbe realtà, portando ad un superamento del concetto stesso di omnicanalità.
Un Brand di abbigliamento, ad esempio, potrebbe creare uno showroom virtuale dove far provare agli utenti i vestiti lasciandoli comodamente seduti nel proprio salotto, supportandoli mediante avatar o assistenti virtuali. La conclusione dell’acquisto potrebbe poi tranquillamente avvenire attraverso il sito e-commerce.
Considerando i passi avanti fatti nell’ultimo periodo, attraverso l’intelligenza artificiale si potrebbe addirittura far percepire tracce odorose durante l’esperienza di acquisto, ricreando un’esperienza multisensoriale.
Andiamo avanti.
Il metaverso ci apre, infatti, un mondo, quasi totalmente inesplorato, quello della vendita di prodotti virtuali.
Cosa significa?
Nel Metaverso le aziende possono creare e vendere prodotti digitali, come abbigliamento virtuale, mobili, accessori per avatar, che non hanno eguali nel mondo reale. Persino il settore del real estate si vede sempre più coinvolto nel vendere “spazi” virtuali all’interno del Metaverso.
Ciò potrebbe rappresentare una nuova fonte di reddito ad alta marginalità (pensate al costo di “non”-produzione di un prodotto che, di fatto, non esiste) ed un modo innovativo per coinvolgere i clienti, allargando le audience grazie agli entry price più bassi rispetto ai prodotti reali.
Mi piace pensare alla vendita di prodotti virtuali come ad un nuovo approccio al masstige abilitato dalla realtà aumentata, dall’AI e dalla tecnologia delle piattaforme legate al Metaverso).
Anche le collaborazioni tra Brand si aprirebbero a nuove ed infinite combinazioni. Ad esempio, diverrebbe possibile aprire co-branded stores virtuali dove vendere i prodotti a livello globale. Il tutto con investimenti infinitesimali rispetto all’apertura di temporary shop fisici.
Molti player B2B, sinora riluttanti a scendere nell’arena digitale, potrebbero trovare un rinnovato entusiasmo nei confronti dell’online, proprio grazie ai benefici che essi trarrebbero dalla creazione di una relazione con la clientela istituzionale in contesti “meta-fisici” privi di barriere e di vincoli spazio-temporali.
Insomma, ci troveremmo di fronte ad un universo dalle possibilità infinite ed inesplorate, in grado di crescere ed evolversi senza sosta grazie alla tecnologia.
Il metaverso richiede, però, un investimento significativo di tempo e risorse per le aziende, che devono creare contenuti, sviluppare competenze specifiche e organizzarsi per operare in questo ambiente. Ciò potrebbe limitare la partecipazione al Metaverso delle aziende più piccole o di quelle che sinora non si sono dotate di competenze significative in ambito e-commerce ed omnichannel.
Ma quali sono, invece, i rischi evocati in quell’ultima frase da Chat GPT-3 “non esiste ancora una definizione univoca di ciò che esso sia o dovrebbe essere?
Grande pericolo costituiscono senz’altro la mancanza di regolamentazione e la poca sicurezza nell'ambiente virtuale. Ciò potrebbe portare a violazioni della privacy dei clienti, alla perdita di dati sensibili o addirittura ad abusi e violenze di diverso tipo.
Risale addirittura al mese di febbraio del 2022, ovvero a quando il metaverso ha fatto il suo debutto ufficiale, la notizia di un’aggressione a carattere sessuale ai danni di una ricercatrice. Si calcola che ogni sette minuti nel Metaverso venga postato un contenuto di tipo “violento”, come analizzato dal Center for Countering Digital Hate, una realtà che invito tutti i lettori a seguire con attenzione per l’ottimo ed interessante lavoro che svolge (qui un interessante approfondimento sul tema: https://counterhate.com/research/facebooks-metaverse/#about)
Per evitare questi ed altri rischi, le aziende dovrebbero cercare di collaborare con partner di fiducia e di alto livello, investendo in misure di sicurezza adeguate per proteggere i dati e l’incolumità dei loro clienti. Tutti questi fattori alzano ancora l’asticella dell’investimento necessario per adeguarsi a questo nuovo contesto, rendendo elevate le barriere all’ingresso.
In conclusione, il metaverso offre alle aziende opportunità forse mai esplorate prima per interagire con i clienti in modo coinvolgente. Le realtà che sapranno investire in modo consapevole, responsabile e con competenza in strategie che lo utilizzano potrebbero ottenere, in tempi molto brevi, un vantaggio competitivo significativo nel mercato dei media digitali, del CRM e delle vendite, conquistando nuove audiences tra i consumatori del futuro, ovvero GEN Y e GEN Z.
Parafrasando Graham Greene, che ne sarà del fattore umano?
Parliamo sempre e solo di prospettive aziendali e di business, di influenza sul modo di concepire l’e-commerce e l’omnicanalità, il social media marketing ed il marketing digitale nel suo complesso, ma che impatto avrà il metaverso sulle nostre relazioni, molto al di là del solo modo di affrontare il processo di acquisto e selezione di prodotti e servizi?
È il metaverso la variante di Lüneburg che ci condannerà a - o salverà da - un futuro distopico?
Viviamo un periodo storico difficile, definito da alcuni esperti “multi-crisi”, forse più simile agli Anni 30 del secolo scorso di quanto immaginiamo. La realtà non è piacevole e spesso fuggirne sembra essere l’unica alternativa all’ansia ed all’infelicità, soprattutto per i giovani spaventati da incertezza e dal futuro che li attende.
Il metaverso, con le sue radici ben piantate nel mondo del gaming, potrebbe offrire un’ulteriore via di fuga dal presente, una finzione scenica dove ambientare una vita diversa, immaginaria ed anche immaginifica. Il disinteresse per ciò che accade in questo unico mondo che abbiamo diventerebbe completo, lo scollamento definitivo.
Questo è il fattore che più mi spaventa del metaverso. Non tanto il suo potenziale di forza dirompente sul marketing e sulle vendite, quanto la sua influenza sulla vita di noi tutti.
Cos’è, dunque, il metaverso?
La risposta, o la ricerca di una risposta, la lascio a voi.
Dubbi o domande? Compila il form e sarai ricontattato dai nostri esperti